L'educazione non va in lockdown
La dott.ssa Giuliana D’Angelo, psicoterapeuta che lavora per l’associazione Gedeone e collaboratrice come consulente nelle scuole, è stata la relatrice dell’incontro virtuale svoltosi il 26 febbraio scorso.
L’incontro è nato come desiderio di offrire agli educatori genitori o insegnanti che siano, un momento di accompagnamento al compito educativo che sempre c’è, proprio come cita il titolo dell’incontro “L’educazione non va in lockdown”.
L’ educazione è introduzione alla realtà; nulla di ciò che c’è nella realtà va censurato, occorre dare un significato. Nella realtà attuale c’è il desiderio dei bambini di stare con i propri compagni, di non vedere soffrire i propri cari, di tornare a scuola.
La domanda che ha mosso l’incontro è stata: “Ma cosa significa per noi genitori, educatori ripartire con speranza?”
Gli spunti offerti dalla dott.ssa sono stati molteplici. Ve li presentiamo perchè possano continuare ad essere occasione di lavoro personale.
Nel difficile momento che stiamo vivendo, ciascuno di noi, in un modo o nell’altro, è stato chiamato a vivere una convivenza con i propri figli, con i famigliari in genere molto più stretta e con dei cambiamenti radicali. Il Coronavirus ha dato l’occasione, seppur prepotentemente, di essere rimessi di fronte al compito degli adulti, ripartendo con una profondità e radicalità molto più forti.
La dott.ssa ha spiegato che la speranza non si fonda sul fatto che “le cose possano tornare come prima” come cita lo slogan “Andrà tutto bene”; la speranza si fonda sulla decisione di ciascun adulto di ridare peso a ciò che è fondamentale, essenziale nella propria vita perché il tempo della pandemia obbliga a non aver tempo da perdere. Nel tempo della pandemia occorre ripartire dal desiderio di ciascun, dall’essere adulti.
É l’essere adulti che educa il bambino, è l’essere come persona; spesso si pensa che l’essere dei bravi educatori, genitori dipenda da quanto si riesca stare con i propri figli; invece ciò che educa veramente è come l’adulto vive la sua vita, come si relaziona con gli altri, come si vive la fatica, la preoccupazione…
L’errore che può compiere il genitore non è da estirpare perché l’errore costringe il figlio a chiedere in modo sempre più chiaro; l’errore apre uno spazio di dialogo nel quale il figlio può chiedere “ragione” al genitore. Chiarisce la relatrice che un genitore non “fa” il genitore, non esiste il compito di genitore, non si tratta di misurare determinate capacità.. ma si è genitori!
La dott.ssa diceva che la speranza si fonda anche sul fatto che nel compito educativo non si è soli perché c’è innanzitutto la coppia genitoriale. Il bambino cresce nella relazione, il bambino guarda i propri genitori, gli adulti che lo circondano perché vede in loro come si pongono davanti alla realtà e così il bambino impara.
Da ultimo sottolineava che la speranza si fonda sul fatto che ci siano luoghi in cui dialogare, confrontarsi sul tema dell’educazione e a questo proposito citava che le relazioni scuola-famiglia sono fondamentali per la crescita di un bambino.
Noi insegnanti desideriamo che la scuola continui ad essere un luogo dove il dialogo tra genitori e docenti sia di reale aiuto, nella consapevolezza che tutti si è in cammino, che talvolta ci possono essere degli inciampi, ma nella certezza che nulla di ciò che si vive è sprecato, tutto concorre alla crescita degli alunni che ci sono affidati.
Lorena e Sabrina